
Nel mio lavoro la primavera e l’estate sono momenti di super impegno, ma soprattutto sono periodi in cui si fa per forza la pausa nelle ore più calde della giornata. Si inizia alle 5,30 del mattino, pausa e poi si lavora fino a oltre il tramonto (che lavoro faccio ve lo spiegherò un’altra volta). Quindi nella pennichella forzata delle 14 di un giorno di giugno mi è capitato per le mani per caso questo articolo di Repubblica Bologna che ha stimolato il mio pensiero e, visto che ho il pc, una connessione a internet, una strana voglia di scrivere e il supporto di Chiara per l’impaginazione e la pubblicazione ho pensato che sia ora che si inizi a parlare di Bologna. L’articolo è un’intervista a Elly Schlein, la nuova “Golden Girl” della sinistra italiana, vice presidente della Regione Emilia Romagna, che mi sono divertito ad analizzare passo per passo.
Elly Schlein: “Nelle primarie si decide il destino di Bologna e della sinistra”
E fin qua siamo abbastanza d’accordo. L’importanza di Bologna come “laboratorio” della politica, specie a sinistra, è innegabile.
La vicepresidente dell’Emilia-Romagna sul voto del 20 giugno: “In campo ci sono due idee molto diverse di centrosinistra. Spero che intorno a Lepore si uniscano, oltre ai 5 Stelle, altre forze progressiste, contro chi vuole spostare il Pd al centro”
Ecco, qua le cose cominciano a stridere. Non tanto per le “due idee molto diverse di centrosinistra”, fossero solo due, ce ne saranno almeno dieci. La frase che mi fa venire un brivido gelato lungo la schiena (cosa che di per sé non sarebbe nemmeno male visto il caldo) è quella successiva: “Spero che intorno a Lepore si uniscano, oltre ai 5 Stelle, altre forze progressiste, contro chi vuole spostare il Pd al centro”.
La prima affermazione ci fa capire che, non so per quale motivo, a sinistra, dal PD in là, si continua a pensare ai pentastellati come a un partito progressista, quando di sinistra non ha mai avuto e non avrà mai nulla, credo che si sia capito. Chi nega questo fatto o è ignorante (nel senso che non ha capito) o è in malafede (nel senso che è in malafede).
La spiegazione alternativa è che questo tentativo di cercare di inglobare la marmaglia grillina in una coalizione di centrosinistra, sia fatto solo per meri calcoli elettorali. Per vincere le elezioni a Bologna contro la odiata Conti (che ha fatto al PD lo sgarro di passare in Italia Viva), ancora più che contro il centrodestra, si raccoglie di tutto, compreso chi ha sostenuto cose come la riforma Bonafede, tanto per dirne una.
In fondo, come diceva il mai dimenticato Rino Formica, “la politica è sangue e merda”. Ah, dimenticavo, stiamo parlando di una forza politica che nelle elezioni amministrative ha sempre ottenuto pessimi risultati fino al fantasmagorico 3% delle regionali di gennaio 2020. Come se oltre ad essere portatori di idee impresentabili, almeno portassero voti.
«In queste primarie si decide il destino della città, che è la cosa più importante. In campo ci sono idee molto diverse sul centrosinistra. Al disegno centrista che vorrebbe portare il Pd ad appallottolarsi al centro, rispondiamo unendo la sinistra e con la speranza che altre forze si aggreghino, come il Movimento 5 Stelle. È una scelta di campo, Bologna è una città osservata sempre con molta attenzione anche da fuori, c’è una doppia responsabilità».
Niente da fare, la Nostra insiste con la necessità di portare i 5 Stelle nella coalizione. Senza pudore, continua a pensare a gente come Toninelli, Lezzi, Di Maio o Bugani, per stare tra i bolognesi, come a gente che potrebbe governare assieme al PD questa città. Ah, già, però c’è pure Sartori e le sue 6000 acquadelle, ah, no, erano sardine [1]. Dozza, Zangheri e Imbeni si rivoltano nella tomba, si sente il rumore da qua.
Dopo di che si lancia in una serie di considerazioni su Lepore, sulle primarie, sulla questione femminile e sulla candidatura di Emily Clancy sulle quali preferisco sorvolare. Qualcosa lo potrei anche condividere, altre cose no, ma ci sta. Ma di nuovo la tentazione dell’ammucchiata a sinistra (o pseudo-tale) spunta nella domanda successiva:
Votando alle primarie si sceglie anche la coalizione? «Qui si fa una scelta di campo netta: una candidatura ma anche chi questa candidatura porta con sé».
Per la serie: votare Lepore alle primarie significa accettare una coalizione con dentro la parte a sinistra del PD (e non ci sarebbe nulla di male) e ancora i 5 Stelle (non ripeterò come la penso al riguardo, credo sia chiaro). Pervicacemente, continua:
Come giudica il sostegno dell’ex premier Giuseppe Conte a Lepore? «Penso che sia un fatto positivo, Lepore ha la capacità di unire un campo più largo delle forze che partecipano attivamente alle primarie. Colloco questo gesto nello sforzo di costruire il campo del centrosinistra. Lo sforzo di Enrico Letta, Conte e nostro è quello di trovare punti di visione comune con cui prepararci ad affrontare alle urne una destra molto aggressiva».
Conte non ha nulla di sinistra, ce la facciamo a capirlo o no? Poi, dopo un passaggio tra l’ovvio e il banale (chi non sarebbe d’accordo con questa affermazione?):
È faticoso unire la sinistra? «Non è mai facile, ma sono felice che Bologna dia un segnale in questo senso, attorno a un programma per contrastare le diseguaglianze e affrontare la transizione ecologica».
ecco che arriva la perla delle perle, siete pronti?
Lei ha detto che sarete «leali ma spinosi quanto serve», perché? «Noi siamo diversi dal Pd, non sempre siamo d’accordo e per questo serviva la convergenza su punti specifici. Ogni volta che sarà necessario essere scomodi, lo saremo».
Quindi, il ragionamento sarebbe: «Noi siamo diversi dal PD, lo rivendichiamo con tutte le nostre forze, però il PD si deve alleare con chi diciamo noi e fare quello che diciamo noi». Dei fenomeni, non c’è che dire
Crede che ci sia il rischio di un inquinamento del voto da parte della destra? «Non sarebbe la prima volta, ma colpiscono alcuni endorsement da parte di chi si era detto pronto ad allearsi con la Lega. Le primarie sono uno strumento di partecipazione che si dà una parte del campo per scegliere il candidato migliore, sarebbe paradossale che gli avversari scegliessero chi guiderà il centrosinistra. È nell’interesse di tutti che questo non avvenga».
Lasciamo perdere questa frase, più facile che l’inquinamento del voto lo facciano quelli che fanno parte della coalizione.
Ritiene che i “primaristi” riusciranno a ricucire, il 21 giugno? «Credo di sì, con Lepore e Clancy potremo rilanciare per le amministrative con il supporto di tutti. La partita vera è a settembre contro la destra».
Quale destra? Quella che non si sa ancora chi candiderà o quella che si allea con voi e che si chiama movimento 5 stelle?
Ci sono delle foto che la ritraggono insieme a Isabella Conti nell’anno in cui siete state elette tutte e due per la prima volta, Conti a San Lazzaro e lei in Europa, nel Pd. Quella stagione è tramontata? «La stagione del partito autosufficiente e a vocazione maggioritaria è finita, se c’è lo spazio per ricostruire un campo plurale, come abbiamo fatto alle ultime regionali, si può realizzare anche a Bologna. Però bisogna chiedere a Italia Viva, che ha fatto cadere il precedente governo e che a Roma spesso si allinea con le posizioni della Lega. Penso al ddl Zan».
“La stagione del partito autosufficiente e a vocazione maggioritaria è finita” perché l’avete fatta finre voi, Bersani, D’Alema e tutta quella gente lì. Ah, e sarò sempre grato a Italia Viva (pur non essendo un suo elettore) di aver fatto cadere il governo Conte II, un abominio che solo voi potete considerare un’esperienza positiva. Altrimenti anziché essere vaccinati per quasi il 50% saremmo ancora qua ad aspettare le primule di Arcuri.
Dopo le primarie di Torino solo per 11 mila elettori, teme il flop a Bologna? «Bologna darà una risposta importante in termini di coscienza civica e voglia di partecipazione. Anche stavolta sarà una grande giornata di mobilitazione democratica».
Un po’ lo temo, ma Bologna non è Torino, nel bene e nel male. Staremo a vedere
C’è anche la partita della nazionale italiana in tv… «Abbiamo visto negli Azzurri un grande gioco di squadra, la capacità di tenere la palla e passarsela quando serve. La politica può prendere esempio».
Per l’amor di Dio, siamo già 60 milioni di Commissari Tecnici della Nazionale in Italia, lasciamo stare il calcio, che a differenza della politica è una cosa seria.
Il caso di Mauro Felicori, che con la sua evocazione della “ditta” ha fatto arrabbiare tanti militanti, le sembra superato? In campo stavolta giocano i quarantenni. «Lepore, Conti, Clancy, Aitini, Bugani: dove troviamo un’altra città che andrà al voto che vede un protagonismo così forte di una generazione? Io sono felice che succeda a Bologna, anche se non sono giovanilista, abbiamo visto dove ci ha portato la rottamazione.Bisogna fare un patto intergenerazionale, combinare la freschezza di visione delle nuove sfide con l’esperienza di persone come Vasco Errani e Romano Prodi, di chi conosce la complessità di governare un territorio con bisogni diversi, cui servono risposte commisurate perché nessuno rimanga indietro».
Scusate, quando ho letto Bugani stavo per rigurgitare le tagliatelle al ragù del pranzo.
[1] Acquadella a Bologna è il nome che si da al pesciolino che in italiano si chiama alborella. Un piccolo pesce d’acqua dolce di nessuna importanza, associato di solito ai pescatori scarsi, come nell’espressione “pescatore da acquadelle”, che identifica per l’appunto chi non è capace di pescare.
In realtà mi chiamo Cristian, lavoro in campagna, ma non faccio il contadino e ho sicuramente più vizi privati che pubbliche virtù. Tra i primi, oltre alle vergini quarantenni c'è da sempre la politica e l'impegno sociale, sui quali mi diletto a scrivere cazzate...
Mezza bolognese e mezza romagnola, ingegnere, mamma, moglie e tante altre cose.
Terribilmente nerd, curiosa come un gatto, cerco capire e conoscere le cose e le persone.
Orgogliosamente a sinistra da sempre.