Caro nonno…

Caro nonno.
Tu non sei più con me da tanti anni e spero che dal luogo in cui ti trovi tu non veda lo stato pietoso in cui versa da tempo l’Italia, quel paese che tu e tanti altri come te avete portato fuori dalla guerra e poi ricostruito con fatica e impegno dopo averlo ritrovato in macerie nel 1945.
La tua generazione ha sopportato la guerra fredda, la strategia della tensione, le bombe sopra i treni, la lotta operaia e le cariche della Celere, tutto per farci avere un paese dove vivere bene, farci studiare e costruirci una vita migliore.
Poi però i nostri genitori, i vostri figli, hanno iniziato con le storture e gli errori, e già lì avremmo dovuto capire che le cose non stavano andando come dovevano, che le cose si stavano incrinando. Ma noi, i vostri nipoti, quelli nati tra gli anni 70 e 80 invece di capire queste storture ci siamo chiusi nella stagione del cosiddetto riflusso e anziché combattere ce ne siamo fregati e abbiamo lasciato che tutto quello che voi avevate creato andasse in rovina.
Sta andando tutto in malora, nonno… Non siamo stati capaci di capire le cose che non andavano, o se le abbiamo capite non siamo stati in grado di porvi rimedio, per incapacità o per poca voglia, chissà. La classe politica è formata da un’accozzaglia di gente senza arte né parte, nulla a che fare con i giganti della tua generazione e di quella successiva, grandi sia nel bene che nel male. Perché, me lo avete insegnato tu e papà, se il tuo avversario politico è degno, allora la discussione, il confronto, anche il contrasto duro, fanno crescere. Ma un avversario di bassa statura politica e morale fa avvitare la discussione su temi di poca importanza e nessuno cresce. L’ignoranza che voi avete combattuto cercando di creare un sistema scolastico che fosse accessibile a tutti, ormai non solo regna sovrana, per molti è addirittura fonte di vanto, mentre la conoscenza, il sapere, sono continuamente osteggiati, derisi, spinti in un angolo. La politica non è più quella nobile arte che hai conosciuto tu, ormai è solo urla, slogan, propaganda, non si fa più nelle piazze (o lo si fa molto meno), si fa sui social network… ah, già tu non sai cosa sono i social, ma forse è meglio così, forse è meglio ricordare quando si andava a distribuire L’Unità casa per casa la domenica mattina o il garofano rosso il primo maggio, quando alle Feste dell’Unità si invitavano politici e studiosi e si facevano dibattiti sul futuro dell’Italia.
Nonno, te lo ricordi il PCI? Io poco o niente, all’epoca della Svolta della Bolognina avevo 13 anni, troppo pochi per ricordare, ma tu che lo avevi vissuto me lo hai raccontato tante volte dopo il suo disfacimento, con la sua burocrazia, i suoi riti a volte assurdi, tu lo ricordi? E le discussioni in quel 1989, quando io non capivo i discorsi di papà e della mamma (ma tu stai con Occhetto? O con Ingrao? no, con Cossutta mai!), te le ricordi ancora? Io ho letto e studiato tante cose di quel periodo, per capire, almeno a posteriori cosa fu quel periodo che a me era sfuggito a causa della mia troppo giovane età.
Ebbene nonno, gli eredi di quel partito, dopo averlo trasformato in una forza socialdemocratica (e ci stava, in quel periodo storico, tu lo ricorderai, c’eri ancora) e poi in un partito di centrosinistra moderato (e anche questo ci poteva stare, ma tu non c’eri già più) adesso si sono alleati con una forza politica brutta brutta, che per fortuna tu non hai mai conosciuto. Si chiama “Movimento 5 stelle” e forse adesso è ora che io ti racconti qualcosa, come hai fatto tu per tanti anni con me raccontandomi il PCI di un tempo.
Nonno, te lo ricordi Beppe Grillo? Certo, dai è in giro dalla fine degli anni 70, faceva il comico… Sì, quello di Genova. Un giorno ha deciso che voleva fare il politico e ha creato il suo partito, che poi proprio un partito non è, ma insomma. E hanno cominciato a dire che loro erano il nuovo, che tutti gli altri erano ladri, e vaffa a tutti, che studiare non serviva a nulla, bastava essere onesti per fare il sindaco o il deputato o il senatore, e poi tante altre cose come che “Uno vale uno”, come se fossimo tutti uguali (e in fondo se dici che studiare e imparare non serve, in effetti…) e che lo stato doveva sussidiare tutti, che non serviva lavorare tanto, bastava essere onesti e lo stato ti dava i soldi anche se non lavoravi, insomma tutte queste cose qua. E hanno cominciato a crescere, a trovare sempre più gente che li votava, tanti anche che una volta votavano il tuo amato PCI adesso votano loro, credono che sia un partito di sinistra, quando di sinistra non ha nulla. E come un cancro si sono espansi conquistando sempre più consenso, attaccando continuamente il partito di centrosinistra in cui si era trasformato negli anni il PCI, o almeno una parte di esso, che adesso si chiama Partito Democratico.
Il PCI che conoscevi tu avrebbe reagito forte e duro a una cosa del genere, ma purtroppo la classe dirigente è debole e non ha saputo fare altro che allearsi con loro. E adesso gli eredi del tuo glorioso PCI governano e sono alleati sempre più strettamente con chi fino a ieri li attaccava con accuse indicibili, dicendo che erano mafiosi, corrotti e addirittura pedofili.
Mi viene da piangere, nonno. Non so più cosa fare. Abbiamo sbagliato, abbiamo fallito su tutto il fronte e ora la speranza di qualcuno che provi a rimettere dritto questo paese è ridotta a poco.
Forse è meglio che tu non ci sia più, probabilmente avresti preso la testa tra le mani e poi mi avresti abbracciata dicendomi che ne saremmo usciti, siamo usciti dalla guerra, vuoi che non siamo capaci di uscire da questo schifo?
Vieni a trovarmi in sogno una di queste notti, ho bisogno dei tuoi consigli.
Ti voglio bene
Chiara

Mezza bolognese e mezza romagnola, ingegnere, mamma, moglie e tante altre cose.
Terribilmente nerd, curiosa come un gatto, cerco capire e conoscere le cose e le persone.
Orgogliosamente a sinistra da sempre.